sabato 26 luglio 2008

teatro in carcere, si può fare

i vent'anni di teatro della compagnia della fortezza di volterra sono qualcosa di più di una semplice ricorrenza.
e non è solo perché lì, il teatro, si fa in carcere.
sarebbe fin troppo facile.
d'accordo, armando punzo ha testa, cuore, sensibilità, talento. quindi per tutti è un gran maestro. ma da solo non avrebbe potuto niente.

spesso la lunga pena permette di lavorare meglio sui (pardon, coi) detenuti. ma la cosa straordinaria è che, al di là della durata della condanna, chi va in scena riesce a dare il meglio di sé. poi possiamo discutere su quale sia la soglia del proprio meglio.

questa è la seconda volta in due anni che supero il portone di metallo rosso del carcere di volterra. e avendo anche frequentato i carceri di lucca e massa, alla fine un'idea me la sono fatta.

non credo nella pena che rieduca né tantomeno in quella che riabilita. credo però che possano essere offerte opportunità nuove per far emergenre, laddove è possibile, capacità nascoste e talenti finora poco espressi. da qui è possibile riprendere la nuova vita.

e in marat sade, lo spettacolo messo in scena dentro le mura del carcere mercoledì scorso, c'è tutto questo. c'è la nuova vita, o vita nuova. c'è l'opportunità. c'è la passione. c'è la voglia di emergere o riemergere. c'è il talento, la professionalità, il lavoro, la costanza. c'è anche la fatica. c'è il sudore.
e a conclusione c'è perfino uno spettacolo di successo.

mercoledì non ho visto un buon carcere. ho semplicemente assistito a uno spettacolo eccellente. a teatro.