mercoledì 1 luglio 2009

berlusconi e il vescovo

© larepubblica.it

quest'immagine è stata scattata a viareggio da un fotoreporter di repubblica. il premier è qui in compagnia del vescovo di lucca.

c'è qualcosa di strano nelle due espressioni. d'accordo, è solo un'istantanea. solo un 'frame'. aver catturato quella posa, estratta da una complessa sequenza di movimenti, parole, gesti, be', non dev'essere stato semplice.
strana, quest'immagine. ...

intanto ecco qua un articolo appena scritto e pubblicato per loschermo.it.

L'esplosione a Viareggio e il terremoto in Abruzzo. Due sciagure differenti, due lutti collettivi che hanno coinvolto l'intero Paese. Ora qualcosa potrebbe accomunare questi tragici eventi: il silenzio dell'informazione. I media, estramente vigili in Abruzzo nei giorni del post terremoto, sembra abbiano spento i riflettori sulle città colpite dal sisma. E così anche la partecipazione si fa più debole. Eppure la gente avrebbe bisogno di attenzione e assistenza, oggi più di ieri. Ora che tutti raccontano il disastro ferroviario, sfiorando anche i limiti del lecito, ci chiediamo cosa accadrà quando la pressione mediatica verrà meno.


Pochi giorni fa, a Viareggio, il comitato cittadino 'Onde Libere', insieme al Comune e Knopfleriani.it, ha organizzato un concerto di tribute band per le vittime del sisma in Abruzzo. I fondi raccolti sono destinati al piccolo borgo di San Demetrio Ne' Vestini. E ora che anche Viareggio ha una sciagura cui far fronte, cosa accadrà?

'Rock per l'Abruzzo' è senz'altro un'iniziativa lodevole. Un gesto di sensibilità che si trasforma in concretezza, seppur attraverso gesti filantropici. Purtroppo è anche di questo che la gente, a Viareggio come in Abruzzo, ha bisogno: sostegno morale, civile e, perché no, anche quattrini. Soldi utili alla ricostruzione delle strutture distrutte, utili alla messa in sicurezza degli edifici a rischio, utili alle famiglie che hanno perso i propri affetti. E, con loro, il diritto a una vita normale.

E' vero, Viareggio non è l'Abruzzo. Qua è un incidente ad aver causato il disastro. Non un cataclisma. L'imprevedibilità della natura contro un episodio che forse si poteva evitare. Ma a far chiarezza su questi aspetti sarà la procura, che ha aperto ben due inchieste.

Se quindi da una parte si chiede giustizia, dall'altra si pretenderebbe rispetto e - dignitosamente - anche aiuto. Perché ripartire dopo uno shock di tale entità e ricostruire sopra le macerie, fisiche ed emozionali, è qualcosa che prescinde dall'origine dei fatti.

Così ci auguriamo che a Viareggio non accada quanto si sta verificando in Abruzzo. Dopo la sovraesposizione mediatica di queste ore e dei giorni a seguire, speriamo davvero di non dover fare i conti sol silenzio e l'indifferenza.

Oggi sono in molti a gridare il proprio dolore. C'è una commozione empatica, una condivisione del lutto che coinvolge tutta l'Italia. Oggi tutti pensano alle vittime di Viareggio.

Così è stato per l'Abruzzo del post terremoto. Dai giornalisti ai volontari, dai curiosi agli sciacalli. Tutti, nelle settimane successive sisma, hanno invaso L'Aquila e i paesi circostanti. Ognuno con un fine diverso. I giornalisti per raccontare in presa diretta, i volontari per soccorrere i più disgraziati, i cuoriosi per il gusto del voyerismo. E gli sciacalli per far bottino.

La parte più 'sana' del paese ha parlato di questa terribile tragedia manifestando il proprio dolore. E i volontari disponibili erano perfino in eccesso. Poi il silenzio dei media s'è fatto pesante. Così anche i volontari scarseggiano, i tempi di ripresa si allungano, ed eccetto alcune iniziative di solidarietà - come appunto 'Rock per l'Abruzzo' - per gli sfollati e i terremotati d'Abruzzo si prospetta un duro, durissmo inverno.

Così, di fronte all'assenza di una cultura della solidarietà, spetta ai media il ruolo di tenere vivo l'interesse stimolando le coscienze. Quindi, alla fine, con un po' di ottimismo ci auguriamo che l'attenzione, su Viareggio, resti alta.

Oggi come domani.

Affinché gli aiuti promessi giungano a destinazione in tempo e le famiglie siano davvero sostenute e accompagnate nella ripresa per facilitare il reinserimento nel tessuto sociale e nelle dinamiche relazionali. Ché la pressione mediatica, se portata avanti con giudizio e scrupolo, possa davvero semplificare il lavoro della procura.

Fare chiarezza sulla vicenda certo non riporterà in vita le vittime dell'esplosione. Ma potrebbe aiutare la città nella sua rinascita.