venerdì 15 maggio 2009

ristorante 'le cave' di san vincenzo, ecco perché non andrò più...

il cibo è un piacere. non solo per il gusto, ma anche per l'appagamento di tutti gli altri sensi. ecco perché quando si sceglie di consumare il pasto in un ristorante o una taverna, è sempre bene essere consapevoli della scelta che andremo a fare.

ora vi segnalo un posto dove non andrò più. condivido quest'esperienza per accrescere la responsabilità di altri che, trovandosi nei pareggi di san vincenzo, in provincia di livorno, potrebbero dire "bè, perché no, andiamo a mangiare a 'le cave' in piazza solvay...".

ora vi spiego 'perché no'.

a conclusione di una bella giornata in spiaggia, a baratti, decidiamo di prenotare al ristorante poco lontano ('le cave', appunto) di cui certi amici ci avevano parlato bene. seppur con qualche riserva. prenotiamo e già ci sentiamo rispondere "sì, però venite prima delle otto. dopo abbiamo la sala piena e passerà del tempo prima che possiate essere serviti". il gioco vale la candela? chissà. noi comunque rischiamo.

arriviamo puntuali, ci sediamo, apprezziamo la rusticità del luogo, ordiniamo e cominciamo a mangiare. il cibo è buono. e già ci immaginiamo di consigliarlo a tizio e caio, ché cucine come queste sono la loro passione.

ma accade che il secondo piatto ordinato dal bambino (gamberoni alla griglia) non arrivi mai. le porzioni sono abbondanti, e lui, il piccolo, si rifà assaggiando questo e quello. abbiamo già consumato i nostri ordini quando la cameriera si avvicina. le diciamo che i gamberoni non sono arrivati. e che quindi è troppo tardi. "stanno uscendo", ci risponde. sottointende 'dalla cucina'. evvabbè. se 'stanno uscendo' li aspetteremo. ma dopo altri cinque, sei, dieci minuti, ancora nulla. raggiungo la cucina per dire che no, non servono più. ormai stiamo per andarcene. e i bambini sono stanchi. "i gamberoni stanno uscendo", ripete come una filastrocca la signora. "non stanno uscendo", rispondo io. "stanno cuocendo. ma ormai è tardi. grazie lo stesso".

sia chiaro. quei gamberoni li avremmo pagati ugualmente. mai abbiamo detto o pensato il contrario. torno al tavolo, e una seconda cameria, pochi istanti dopo, ci porta il tanto atteso piatto di gamberoni. "abbiamo detto di no, grazie" facciamo noi. "prendeteli, ne mangiate uno per uno" dice lei. "no, grazie".

la ragazza si allontana. ma dalla cucina, poco dopo, ci raggiunge la signora che si era fatta carico dell'ordine. ha in mano una vaschetta di alluminio. "dice lo chef che questi ve li potete portare a casa". e zac!, ce li piazza nel bel mezzo del tavolo.

"can I have the bill, please?". chiediamo il conto. e la propietaria (almeno immaginiamo che lo sia) lo consegna alla bambina più piccola del tavolo, che a cinque anni era tutta intenta a disegnare sul suo quadernone.

ecco perché a 'le cave', io, non andrò più.
vabbè, si mangia bene. ma un po' di attenzione per il cliente, a volte, non guasta.