seguo x-factor ormai da qualche mese. dal suo inizio, direi.
è il primo reality -meglio definirlo talent- di cui non perdo una puntata. no, non sono un fan né un fanatico né uno pronto a idolatrare chicchessia. solo che stavolta, fra i concorrenti, c'era un 'quasi' vicino di casa: matteo becucci. canta -anzi cantava- coi mr. pitiful, soul band lucchese. da lì l'idea di seguire la sua avventura su raidue. e ho scoperto con meraviglia che al di là delle pagliacciate cui la tivvù ci sottopone con consapevolezza e strana coscienza, be', quel programma -o talent- non è poi così male.
perché? primo, chi partecipa ha davvero talento. secondo, si affronta la musica con 'rispetto' in una prima serata rai, di solito dedita all'intrattenimento tout court. terzo, è possibile ascoltare brani dimenticato o volutamente snobbati altrove con arrangiamenti nuovi e di straordinario interesse. tutto il resto è cabaret. o quasi.
report, interviste, commenti e critiche sono state scritte e pubblicate sul quotidiano loschermo.it, che per stavolta è uscito dai confini territoriali. ebbene, l'ultima intervista raccolta ha per protagonista noemi, o veronica scopelliti. l'ultima eliminata prima della semifinale ha già un album omonimo pronto all'uscita (24 aprile). ripropongo qua la chiaccherata che abbiamo fatto pochi giorni fa...
Noemi è l'ultima concorrente eliminata da X-Factor. Ma sarà la prima ad uscire con un album tutto suo, il 24 aprile. Lei che ha attirato su di sé l'attenzione del pubblico fin dai tempi del bootcamp, è una delle migliori rivelazioni del programma. Quel suo modo di cantare così vibrante, la sua voce profonda, graffiante e perfino 'rugginosa', be', rende Noemi una singer inedita e accattivante. Morgan non è stato il solo a capirlo. Una voce nuova, la sua, che ha ancora molto da dimostrare. Ora si deve lasciar scoprire. E così la raggiungiamo durante una pausa del post-Factor, consapevoli che parlare con lei, stavolta, non sarà come quando avevamo di fronte altri concorrenti. Almeno non quelli usciti finora. «Ponto?». E' Noemi. Ed è in un bar. Esce per parlare con noi ma rischia d'esser colpita da una pallonata. Ci sono dei ragazzetti che giocano, lì fuori. E lei è finita inavvertitamente fra i pali. Cose che capitano. Schiva il pericolo, si mette in salvo, e cominciamo. «Eccomi qui, finalmente libera. Dimmi tutto...».
Noemi, prima di tutto l'album. Uscirà il 24 aprile. Il singolo «Briciole» già passa in radio da qualche giorno. Puoi dirci qualcosa di più?
«Certo. E' un piccolo album che conterrà cinque inediti e due cover. Porterà il mio nome, 'Noemi'. E' una straordinaria opportunità che mi ha offerto la Sony, cui è piaciuto il lavoro che ho fatto prima (e durante) la trasmissione».
Però non si tratta di un 'istant-album', vero?
«Nient'affatto. E' il compimento di un progetto molto bello nel quale sono coinvolti gli amici di sempre, quelli con cui ho collaborato in questi ultimi anni. Insomma, è andata così: avevo delle canzoni già pronte, le ho proposte alla Sony e sono piaciute. Così nasce l'album».
E il singolo «Briciole»?
«E' l'inedito che avrei dovuto presentare in semifinale, ad X-Factor. Se solo fossi andata avanti... Da circa una settimana è trasmesso da alcune emittenti radio».
Parlaci degli altri brani.
«La componente dominante è dettata da ritmi blues. Quelli che mi stanno più addosso e che sento più 'miei'. Ma c'è anche l'influenza del jazz. Generi, questi, che mi hanno permesso di realizzare un album che, di fatto, possiamo definire 'pop'. Il risultato è un crossover musicale che riesce a stemperare l'atmosfera».
Ora stupiscono i tempi. Appena uscita dal programma, c'è già un album pronto al lancio. Chi ti ha accompagnata in questo percorso?
«Innanzitutto la Sony, che mi è stata molto vicina. Ma la mia storia, il mio percorso artistico, da ventisettenne quale sono, è comunque piuttosto lungo. E in questo primo prodotto c'è il segno forte degli amici musicisti, quelli con cui ho collaborato prima di X-Factor. I pezzi, quindi, già esistevano. E sono molto felice che siano stati selezionati brani composti da loro».
In questo senso la tua partecipazione a X-Factor, e di conseguenza il successo che hai ottenuto, ha facilitato il compimento di un sogno.
«Devo dire che sono molto contenta di aver portato questo gruppo di lavoro alla conclusione di un percorso che, di fatto, trova il suo picco nella pubblicazione di questo album».
'Noemi', appunto. Il primo album inedito dei concorrenti di X-Factor 2009. Un'uscita a trasmissione ancora in corso...
«Vedi, c'è una cosa che mi stupisce: le persone che guardano il programma sembra pensino che prima di arrivare su quel palco tu facessi un'altra cosa. Un concetto, questo, che avevo condiviso anche con Enrico Ruggeri. In realtà già cantavo, e le collaborazioni musicali che esistevano prima sono quelle che hanno permesso la realizzazione dell'album, oggi. Ripeto: la Sony ha apprezzato i brani che gli abbiamo fatto ascoltare (e di questo devo ringraziare anche la Magnolia). Poi è bene sapere che non è avvenuto tutto così in fretta. Anche perché quando sono uscita dal talent, la casa discografica avevo già ascoltato il pezzo inedito. Li avevamo preparati con un paio di settimane d'anticipo. Quindi...».
Essendo la prima ad uscire con un album inedito non ti fa pensare che forse la Giusy Ferreri di X-Factor 2009 potresti essere tu?
«Magari! Mi piacerebbe un sacco. Devo dire, comunque, che sono rimasta sorpresa. Quando sono stata eliminata, non essendo riuscita a cantare neppure l'inedito, pensavo che avrebbero sfruttato solo le cover. Magari avrebbero potuto raccogliere quelle più popolari in un album».
E invece?
«E invece no. Presentando il mio materiale, be', loro hanno accettato di pubblicare gli inediti. Un atto di grande fiducia nei miei confronti».
L'atto di fiducia è verso i brani. Difficile dubitare di una voce graffiante e poco comune come la tua. Da dove ti esce fuori tutta questa 'ruggine' vocale?
«Pensa che canto fin da quando ero piccola. Mio padre suonava la chitarra, e aveva i suoi gruppetti. Mia madre, be', anche lei era molto 'canterina'. E perfino un po' hippy. Attorno ai tredici anni avevo già una voce piuttosto 'black'. A quattordini cantavo brani di Giorgia e il r&b americano...».
Poi cos'è successo?
«Inizialmente avevo una voce normale, da ragazza. Ma a diciotto anni si è abbassata totalmente. E da soprano sono diventata un contralto. Insomma, è la voce più scura per una donna».
Qual è stata la tua prima reazione?
«L'ho vissuta malissimo. Non arrivavo più alle note alte e questo mi faceva soffrire. Per due anni non ho cantato. Poi, però, ho scoperto un mondo tutto nuovo fatto da Lauren Hill e Nina Simone, cioè da 'vocioni' molto scuri e forti capaci di fare grandi cose. Quindi ho recuperato il tempo perso».
Una voce profonda e intensa, la tua, che si colloca bene in questo piccolo universo 'nero'.
«Così m'imbarazzate. Le descrizioni che fate di me sono molto belle».
La particolarità della tua voce, in trasmissione, è stata ben utilizzata nell'interpretazione di brani altrettanto particolari. Canzoni che è difficile ascoltare ancora in una prima serata Rai. Merito di Morgan?
«A lui devo davvero tanto. Se il mio percorso ha portato a un'evoluzione, il merito è soprattutto di Morgan e delle sue scelte, che nella maggior parte dei casi si sono rivelate azzeccatissimi anche quando apparivano come degli 'azzardi'. Inoltre, in questi mesi, sono molto cresciuta come interprete».
E come autore?
«Raramente scrivo canzoni. Suono abbastanza bene il pianoforte, e anche la chitarra. Ma scrivere, no. O almeno non molto. Però ho imparato ad apprezzare la musica italiana. Ho sperimentato il piacere di cantarla. Sia chiaro, la musica italiana l'ho sempre ascoltata. Anche perché i miei genitori sentivano molto Guccini, De Gregori, Battisti...».
Nonostante questo?
«Be', cantavo solo in inglese. Ma ora è scoppiata la passione per le canzoni italiane. E scoccata la scintilla. E buona parte del merito è di certi testi. Bellissimi. Comunque, come dicevo poco fa, alla fine non scrivo canzoni. Lascio questo compito a chi sa comporre meglio di me».
Sembri la stessa ragazza di sempre, piuttosto solare e diretta nella tua semplicità. La televisione, però, è una macchina che offre popolarità. Ed è capace perfino di degenerare chi l'attraversa. Ti senti cambiata?
«Sono la stessa di sempre. Qualcosa, forse, è cambiato. Credo di aver superato certe insicurezze passando oltre quel velo che calava tra me e le persone attorno. Una distanza che si creava nonostante fossi molto aperta e spesso sorridente. Questa esperienza mi ha quindi aiutata a vivere meglio la vita di tutti i giorni. E anche la reclusione mentale della vita in X-Factor mi fatto apprezzare di più le cose belle. Ora è come se questo velo con l'esterno fosse stato rimosso».
Anche il tuo look, in pochi mesi, è stato rivoluzionato. Sei passata dagli abiti hippy a quelli da 'donna'. Cosa è rimasto, ora?
«Quello è stato un gioco bellissimo. Il palcoscenico permette infatti di rivistare e creare noi stessi, nuovi ogni volta. Una cosa che nella quotidianità non è certo possibile. Sì, alcuni di questi cambiamenti hanno avuto anche un riflesso nel mio vivere di tutti i giorni. Forse mi sono portata dietro quel tocco di femminilità in più. Ma resto sempre e comunque me stessa. Del resto sono sempre molto affezionata ai jeans, alle All Stars e alle magliette anni 70...».
Com'era la vita dentro al loft?
«Abbiamo sempre vissuto benissimo. Non credo che la produzione abbia fatto dei profili psicologici di ognuno di noi, prima di metterci insieme. Ma sembrava d'essere stati 'abbinati' a perfezione. Alla fine erano tutti molto carini, educati, garbati. E c'è sempre stato rispetto reciproco. Insomma, è stata una bellissima esperienza di convinvenza, senza isterie o rotture di scatole».
E' vero che la notte ti svegli, parli, cammini?
«Eh eh eh, tutto vero. Ero l'incubo di Matteo, poveraccio... Lo svegliavo ogni notte. Purtroppo sono sonnambula. Tutte le persone a me più vicine hanno testato questo mio comportamento. Di notte mi sveglio, cammino, parlo e strillo anche. Insomma, ci vuole davvero un 'cuore forte' per potermi sopportare. Ma è una cosa che non posso controllare».
A proposito dei colleghi concorrenti: hai mai avuto la percezione che qualcuno sia stato favorito? Penso ad esempio al privilegio dei concerti, che ha toccato solo tre dei semifinalisti.
«Credo che in qualche modo siamo stati tutti 'pubblicizzati' e 'pompati' dalla produzione. Chi prima, chi dopo. Non ho mai avuto la percezione che qualcuno abbia subito dei torti. Né ho visto preferenze. Logicamente, giunti a pochi passi dalla finale, organizzare concerti per i concorrenti rimasti è anche un modo per avvicinare il pubblico. E' normale che, per chi arriva in fondo, ci siano più opportunità. E' un percorso che va a salire, e lo trovo legittimo. Poi, quella, è tutta gente fantastica. Lo dico senza buonismo. La produzione, la redazione, la sartoria, Luca Tommassini e l'assistente Daniela... Insomma, con loro ho trascorso tre mesi fantastici».
Appena uscita da X-Factor hai tenuto un concerto. Ci sarà anche un tour il lancio dell'abum?
«Non credo. L'emozione per quel primo concerto è stata fortissima. Eravamo sulla spiaggia e, nonostante il freddo, è stato bellissimo. Soprattutto perché sul palco non ero sola. C'era la mia band. Spero che questo sia il primo di tanti altri concerti. Di tour legati alla promozione dell'album, però, ancora non si parla. Forse è troppo presto. Questo è un destino che tocca agli artisi affermati. E io sono solo all'inizio».
Qualcuno ha però ipotizzato l'organizzazione di un tour estivo di X-Factor con un gruppo selezionato di concorrenti.
«Non ne so niente. Ma sarebbe fantastico. Una meravigliosa 'rimpatriata'. Anche perché, per molti aspetti, la vita dentro il programma ha assunto la dimensione scolastica. Sembrava di essere in gita da tre mesi...».
Chissà cosa ne pensano i tuoi ex compagni. Del resto la parola non ti manca. E non risparmi neppure una risata.
«E vabbè, dai, sono fatta così. Però devo essere presa a piccole dosi...».
Con questo ti salutiamo. Con la promessa di risentirci dopo l'uscita dell'album.
«Sono sempre qua. L'album? Spero vi piaccia. Sono consapevole del fatto che gli emergenti incontrano sempre un po' di difficoltà nel proporsi al pubblico. Difficile farsi capire. Qualcuno ha anche la paura di scivolare sulle cose 'già sentite'. Credo però che per quel che mi riguarda, be', penso di aver fatto un buon lavoro, conseguenza di anni e anni di musica. Ho avuto quest'opportunità grazie ad X-Factor. Ma ora che c'è un cd che sta per uscire, sappiate che non è una cosa cotta e mangiata. Tengo a ribadire che ogni pezzo ha una storia. Ogni pezzo fa parte della 'mia' storia musicale. Insomma, è un lavoro che ha un'anima».
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Con Sofia Bonvicini, figlia del Maestro, Andrea Mazzotta, Marco e yours
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